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Синтаксические и функционально-семантические особенности употребления условного наклонения в итальянском языке (стр. 8 из 12)

(139) Domenica andremo a sciare. Se non fa brutto tempo.

(140) Domenica andremo a sciare. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo.

Queste protasi posposte sono assimilabili a proposizioni indipendenti; esse possono anche essere enunciate da un parlante diverso da quello che enuncia l'apodosi (che a questo punto è una frase semplice):

(141) a. Parlante A: Domenica andremo a sciare.

b. Parlante B: Se non fa brutto tempo.

c. Ammesso che / Purché / A patto che non facciabrutto tempo.

m) Apodosi accompagnate da «allora»

I diversi tipi di periodi ipotetici subordinati esemplificati finora presentano operatori di subordinazione che introducono la protasi, ma sono privi di elementi di collegamento o di ripresa nell'apodosi (fanno eccezione i costrutti «bi-affermativi» con elementi di rinforzo: v. le frasi (73) e (74)). D'altronde una delle tradizionali schematizzazioni del rapporto semantico ipoteticocondizionale, di origine logica, vede l'apodosi accompagnata facoltativamente da allora: «se p, (allo­ra) q». L'inserimento di allora nell'apodosi non è però possibile in tutti i tipi di costrutti condizionali. Generalmente è possibile nei casi in cui fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi esiste o può essere instaurato un rapporto di «condizione-conseguenza»:

(142) a. Se domenica ci sarà bel tempo, allora andremo a sciare.

b. Se fossi un marziano, allora avrei le orecchie verdi.

c. Se non foste arrivati in ritardo, allora non avreste perso il treno.

L'inserimento di allora da risultati grammaticali anche nel caso delle versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordina­ti, mentre per i costrutti pseudocoordinati veri e propri tale inseri­mento è possibile solo quando la protasi è realizzata da una frase interrogativa:

(143) a. Se non alzi le mani, allora sparo.

b. Se lo ripeti, allora ti rompo la testa.

c. Se mi dai retta, allora non ti pentirai.

(144) a. Alza le mani o / altrimenti / se no (allora) sparo!

b. Ripetilo e (allora) ti rompo la testa!

c. Vuoi un gelato? Allora te lo vado subito a prendere.

Nel caso di apodosi interrogative l'inserimento di allora rende il costrutto marginale, mentre esso è compatibile con apodosi imperati­ve, sia nella versione subordinata sia in quella pseudocoordinata:

(145) a. Se avessi vinto alla lotteria, ('allora) avresti comprato

un'auto nuova?

b. Se vincessi alla lotteria, ('allora) cosa faresti con i soldi?

(146) a. Se hai bisogno di me, allora chiamami a casa.

b. Hai bisogno di me? Allora chiamami a casa.

Nei costrutti «bi-negativi» l'inserimento di allora è generalmente possibile, mentre con i costrutti «bi-affermativi» il risultato è di solito agrammaticale:

(147) a. Se tu giochi bene a tennis, allora io sono Ivan Lendl.

b. Se sei un bravo cuoco, allora preparami subito un filetto

al pepe verde!

c. Se ha preparato per tre mesi questo esame, allora perché non sa rispondere ad una domanda così semplice?

(148) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, (allora) quella del campi profughi di Gaza non è certo allegra.

b. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla eco­nomia del nostro paese è stato positivo, (allora) non dob­biamo dimenticare la ripresa dell'inflazione.

c. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, C'alierà) è perché non riusciva proprio a sopportare quel film.

d. Se Ugo era adirato, (allora) Maria era tranquilla.

e. Se è nevicato già in ottobre, allora avete avuto un inverno freddissimo.

Nei periodi ipotetici in cui il contenuto proposizionale della pro­tasi condiziona non il contenuto proposizionale dell'apodosi ma l'azione linguistica con essa eseguibile, l'inserimento di allo­ra da risultati marginali o agrammaticali:

(149) a. Se hai fame, (allora) ci sono dei biscotti nella credenza.

b. Se posso permettermi, (allora) hai un gran bell'aspetto.

La presenza di allora è possibile nei costrutti con omissione di se, come anche con alcuni operatori di subordinazione lessi­calmente «ricchi»:

(150) a. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, allora

riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

b. Qualora / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale, allora il ri­lascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni.

c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare, allora passeremo da lui una settimana in luglio.

Con altri operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi» l'inserimen­to di allora da invece risultati agrammaticali, che si ripetono per le varianti degli stessi operatori che introducono protasi con modi verbali non finiti:

(151) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei

tuoi caffè, (allora) ti sarò eternamente grato.

b. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, (allo­ra) sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

Le protasi con modi verbali non finiti danno comunque in genere risulta­ti inaccettabili se combinate con apodosi accompagnate da allora:

(152) a. A dirti la verità, (allora) ti trovo ingrassato.

b. A darmi retta, (allora) ti troveresti meglio.

c. Mangiando molto, (allora) ingrasserei.

d. (Se) Preso in tempo, (allora) un raffreddore si cura in tre giorni.

I costrutti la cui apodosi è accompagnata da allora non sono re­versibili, se allora viene interpretato come legato a se:

(153) a. (Allora) Andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tem­po.

b. (Allora) Sparo, se non alzi le mani.

c. (Allora) Chiamami a casa, se hai bisogno di me!

d. (Allora) Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco!

e. (Allora) Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevica­to già in ottobre.

f. (Allora) Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad affittare quella casa al mare.

Le sequenze esemplificate in (153) sono accettabili anche con allora, purché tale avverbio venga interpretato non come elemento che collega l'apodosi alla protasi del costrutto condizionale, ma l'intero costrutto condi­zionale ad un eventuale contesto linguistico precedente:

(154) a. Ci sono tre voti per il mare, e otto voti per la montagna: allora I

andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.

b. Te l'ho già detto due volte con le buone: (adesso) allora sparo,

se non alzi le mani.

c. Non ti fare problemi, io non mi muovo tutto il giorno: siamo

d'accordo? Allora chiamami a casa, se hai bisogno di me! ecc.

2. Le frasi concessive

Per «frasi concessive» si intendono diversi tipi di proposizioni su­bordinate, che pur instaurando con le proposizioni sovraordinate da cui dipendono rapporti dai significati simili, sono caratterizzate da differenze semantiche e sintattiche. Nei prossimi paragrafi saranno distinti, e trattati separatamente, tre tipi di frasi concessive: le propo­sizioni concessive fattuali , le proposizioni condizionali con­cessive, e le proposizioni a-condizionali .

L'insieme di una proposizione subordinata concessiva e della proposizione sovraordinata da cui questa dipende costituisce una fra­se complessa, che chiameremo «costrutto concessivo»; parleremo quindi di costrutti concessivi fattuali, costrutti condizionali concessi­vi, e costrutti a-condizionali, esemplificati rispettivamente in (1), (2) e (3):

(1) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello.

(2) Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello.

(3) a. Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema.

b. Ovunque vada, Ugo troverà degli amici.

a) Semantica del costrutto concessivo fattuale

Quando un parlante enuncia una frase complessa come (1), mo­stra di ritenere che fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata e quello presentato dalla proposizione sovraordi­nata esista un contrasto: non ci si aspetta che in caso di pioggia la gente esca senza ombrello. Questa aspettativa è esprimibile tramite un costrutto condizionale, con una negazione sulla parte rilevante dell'apodosi:

(4) Normalmente se piove non si esce senza ombrello.

Inoltre, sempre enunciando una frase come (1), il parlante mostra di ritenere che in un momento cronologicamente precedente il mo­mento dell'enunciazione stava piovendo, e che in quel momento An­tonio è uscito senza ombrello: l'interlocutore assume di conseguenza che i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata siano entrambi «veri». Questa seconda parte del significato di un co­strutto concessivo fattuale è esprimibile tramite una «congiunzione», cioè tramite una costruzione coordinata con e :

(5) Pioveva e Antonio è uscito senza ombrello.

In questo senso (1) e (5) sono parziali parafrasi l'una dell'altra poiché entrambe sarebbero considerate «menzogne» sia nel caso che «non» fosse piovuto sia nel caso che Antonio «non» fosse uscito senza ombrello: per la «verità» di costrutti del tipo di (1) e (5) è necessaria sia la verità del conte­nuto proposizionale della subordinata sia la verità del contenuto proposizio­nale della sovraordinata (o, nel caso di (5), della prima e della seconda coordinata). In termini tecnici, si dice che i contenuti delle due proposizioni sono «implicitati»dall'enunciazione del costrutto.

Il valore semantico dei costrutti concessivi fattuali è dato dalla combinazione dei due aspetti citati, e può essere rappresentato con lo schema riportato in (6), nel quale con «p» e «q» sono rispettiva­mente simbolizzati i contenuti proposizionali della subordinata e del­la sovraordinata, e con «Pi» e «q,» sono simbolizzati i «tipi di evento» presentati rispettivamente dalla subordinata e dalla so­vraordinata:

(6) «benché p, q» = «se p i, non qi» E «pvero E qvero»

II contrasto soggiacente ad un costrutto concessivo fattuale (rappresenta­to nello schema dalla formula «se pi, non qi») viene instaurato proprio fra i «tipi di evento», e non, più semplicemente, fra gli stessi contenuti proposi­zionali espressi. Se questo fosse il caso, l'aspettativa innescata da (1) do­vrebbe essere espressa da (7):

(7) Normalmente se piove Antonio non esce senza ombrello.

Ma la frase (1) può essere enunciata senza creare anomalie semantiche in un universo di discorso nel quale «Antonio esce notoriamente senza om­brello, che piova o che non piova»; tale universo di discorso può anche essere trasformato in un contesto linguistico, che aggiunto ad (1) permette di ottenere una sequenza perfettamente accettabile:

(8) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello, perché lui fa sempre così: è un'abitudine acquisita da ragazzo.

Va sottolineato anche il fatto che il contrasto fra i «tipi di evento» non deve necessariamente essere «presupposto pragmaticamente», cioè far parte delle conoscenze comuni condivise. I «tipi di evento» presen­tati in (9), per esempio, sono ben lungi dall'essere normalmente considerati in contrasto, ma l'inserimento in un costrutto concessivo fattuale «crea» l'effetto di contrasto (per questa come per qualsiasi altra coppia di contenu­ti proposizionali), e così chiunque enunci (9) mostra di ritenere vero (10):

(9) Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta.

(10) Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto.

Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico:

(11) Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente mol­to caro.

Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un gio­catore di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro:

(12) Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto ca­ro.

Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto» fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto «indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentati­vo si possono trarre dai due contenuti proposizionali in un determi­nato contesto: l'alto valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da parte di una squadra, mentre il suo prez­zo molto alto può essere un argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà finanziarie o con criteri morali.

La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto» (che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi av­versative controaspettative e valoristiche non di­pende però unicamente dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio, una frase come (13) è facil­mente interpretabile come configurante un contrasto «indiretto», do­ve l'intelligenza è un argomento a favore di brillanti risultati scolasti­ci, e la mancanza di studio è un controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la mancanza di studio contrastano direttamente:

(13) Anche se mio figlio è intelligente, non studia.

Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi intel­ligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese stupi­do! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa an­che che le piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento:

(14) Anche se è francese, Pierre è stupido.

La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un pro­blema di interpretazione semantica controllata anche a livello pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in rapporto ai conte­nuti proposizionali espressi ed all'operatore che li collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a diversi possibili contesti ed universi di discorso.

In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrut­ti concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo significativo con altre caratteristiche sotto esame.

b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale

I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione su­bordinata introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase, come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come in (15):

(15) a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un

anno intero.

b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo cane­stro.

c) Operatori di subordinazione proposizionali

L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce nor­malmente proposizioni subordinate all'indicativo:

(16) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello.

b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello.

c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia

di preoccuparmi del vestito.

d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era

rigida.

e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite.

f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti.

g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in